Capital Group: Quattro aspetti da tenere d’occhio in vista delle elezioni USA

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Si tratta dell’anno elettorale più eclatante della storia mondiale. Nel 2024 ad andare alle urne saranno circa 4,4 miliardi di persone in 76 Paesi.

E poi c’è l’evento che tutto il mondo aspetta: il 5 novembre gli Stati Uniti eleggeranno Presidente e Vicepresidente, 34 seggi del Senato e tutti i 435 membri della Camera dei Rappresentanti.

Tenendo presente questo scenario globale, ecco quattro elementi che, a nostro avviso, influenzeranno l’esito di quella che probabilmente sarà una delle elezioni più cruciali degli Stati Uniti da una generazione a questa parte:

1. “È (ancora) l’economia, stupido”

Giusto o sbagliato che sia, i presidenti statunitensi vincono o perdono le elezioni in base alle percezioni dell’economia. È successo nel 1932 a Herbert Hoover, spodestato dalla Grande depressione, o a Jimmy Carter, che ha perso le elezioni nel 1980 a causa del malessere economico di fine anni ’70: spesso sono i problemi di tutti i giorni a determinare gli esiti elettorali. Quest’anno non sarà diverso.

2. Il risultato è nelle mani di alcuni Stati contesi

Nella corsa per il controllo della Casa Bianca, del Senato e della Camera dei Rappresentanti, è probabile che i risultati finali negli Stati in bilico siano di nuovo molto vicini. I margini di vittoria potrebbero essere sottilissimi.

I primi da tenere d’occhio a novembre sono Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Questi sono gli Stati tradizionalmente in bilico, che potrebbero quindi propendere da una parte o dall’altra. Negli ultimi anni, anche altri due Stati, ovvero la Carolina del Nord e il Nevada, hanno fatto da palcoscenico a campagne molto combattute e pertanto rientrano spesso nella “lista di controllo”.

Ancora una volta, il risultato finale dipenderà da una manciata di Stati e da una cerchia ristretta di elettori: decisivo nella scelta del prossimo Presidente degli Stati Uniti sarà infatti il voto di meno di 100.000 americani.

3. La politica fiscale avrà il maggiore impatto a lungo termine

I principali sgravi fiscali varati sotto l’amministrazione Trump saranno rinnovati nel 2025. La proroga o la scadenza dipenderà molto da chi controllerà la Casa Bianca e il Congresso dopo le elezioni del 2024.

Una seconda amministrazione Trump, con il sostegno di un Congresso controllato dai Repubblicani, estenderebbe probabilmente le principali disposizioni della legge, mentre un governo Biden cercherebbe verosimilmente delle alternative, come l’aumento delle tasse sulle imprese e sulle persone fisiche.

Inoltre, il limite del debito degli Stati Uniti verrà nuovamente preso in considerazione nella primavera del 2025, creando una nuova pressione sulle iniziative fiscali e di spesa. Alla fine del 2023, il debito nazionale ha raggiunto un nuovo massimo di 34.000 miliardi di dollari.

4. Non permettere alla politica di far deragliare i piani d’investimento

Oltre alle questioni economiche, molte altre saranno oggetto di dibattito nel corso della campagna elettorale: l’immigrazione, l’aborto, i cambiamenti climatici e il commercio globale saranno certamente tra queste. Nel campo delle relazioni internazionali, sentiremo parlare delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina.

Tutto questo potrebbe tradursi in una certa volatilità dei mercati, soprattutto all’avvicinarsi del 5 novembre. I mercati odiano l’incertezza e queste elezioni ne produrranno molta. Ma c’è un aspetto fondamentale da tenere a mente: nel lungo termine, fin dagli anni ’30, le azioni statunitensi si sono mosse quasi sempre al rialzo verso la fine del mandato di un presidente rispetto al relativo insediamento, a prescindere dalla relativa affiliazione partitica.