Cinque modi per investire nei mercati creditizi nella fase finale del ciclo economico statunitense

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In un contesto caratterizzato da tassi bassi, gli investitori continuano ad andare in cerca di fonti di rendimento, e le obbligazioni societarie statunitensi hanno suscitato un forte interesse. Ma nelle fasi conclusive di un ciclo economico e in presenza di differenziali di rendimento estremamente esili rispetto ai Treasury, qual è il modo migliore per investire nei mercati creditizi?

1. Nell’attuale contesto macroeconomico, come siete posizionati nei portafogli creditizi?
I dati economici sono destinati a rimanere alquanto deboli negli Stati Uniti. Non credo che la crescita economica accelererà sui livelli di un anno fa. Ciò detto, la recente decelerazione sembra riconducibile a una transitoria battuta d’arresto dell’attuale ciclo piuttosto che all’inizio di una recessione. La Federal Reserve, inoltre, mantiene un orientamento accomodante, come dimostrano i tre tagli dei tassi operati quest’anno. Su tali premesse, non posso adottare un approccio aggressivo nella costruzione dei portafogli creditizi. Il mio è, piuttosto, un posizionamento leggermente difensivo.

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2. Come prevedi di creare valore in questi portafogli?
Semplificando in maniera alquanto drastica, in un portafoglio creditizio uno dei modi per generare rendimenti in eccesso, ossia l’alfa, è assumere un giudizio sulla direzione dei differenziali delle obbligazioni societarie ed essere molto più o molto meno aggressivi rispetto al benchmark di mercato. Questa è una delle leve a disposizione degli investitori, ma tende a causare periodi di forte sottoperformance quando gli spread creditizi si muovono in direzione opposta rispetto al nostro giudizio.

Un altro approccio, secondo noi più affidabile, è generare rendimenti mediante la selezione dei titoli. Si tratta di scegliere le obbligazioni societarie che possono contare su propulsori idiosincratici, ovvero le cui quotazioni sono guidate da fattori specifici e non solo dal contesto macro. Il mio obiettivo è creare alfa in maniera più coerente in quasi tutti gli scenari di mercato individuando le società in cui, lavorando fiano a fianco con i nostri analisti azionari, scorgiamo fondamentali in miglioramento o altri catalizzatori della performance.

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3. Si parla molto della leva societaria. In che modo le tue riflessioni e il tuo approccio tengono conto di questo fattore?
Non vi è alcun dubbio sul fatto che il debito e la leva societaria sono costantemente aumentati a partire dal 2008. Le clausole contrattuali dei prestiti sono sempre meno stringenti e stanno emergendo segnali di tensione in alcune aree del mercato. A preoccupare molto è anche la crescita delle emissioni BBB, arrivate a USD 2.900 miliardi, quasi quattro volte i livelli del 2008. Ciò detto, non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio. In veste di gestori attivi, è compito nostro individuare le aree più promettenti. I nostri analisti creditizi parlano regolarmente con i dirigenti aziendali per identificare le società con piani credibili di riduzione dell’indebitamento e valide strategie di lungo termine.

 

 

L’aumento della leva è in parte riconducibile alla scelta di alcune società con flussi di cassa non ciclici di indebitarsi per finanziare acquisizioni che a nostro avviso sono strategicamente fondate. Nel ramo farmaceutico, ad esempio, la giapponese Takeda ha finanziato l’acquisizione della britannica Shire prevalentemente tramite ricorso al debito. Nel settore sanitario, Cigna si è finanziata sui mercati dei capitali per rilevare Express Scripts. Nel comparto alimentare, Conagra ha emesso obbligazioni per acquisire Pinnacle Foods. Tutte e tre le acquisizioni hanno creato economie di scala oltre ad attività o prodotti complementari. E tutti e tre gli acquirenti sono ora intenti a ridurre attivamente l’indebitamento utilizzando i flussi di cassa liberi e vendendo attività.

Inoltre, stiamo assistendo a un ridimensionamento del tasso di crescita della leva finanziaria nelle multinazionali, e il rallentamento delle operazioni M&A dovrebbe …

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