Diamond Private Investment

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Ampliata la rete di istituti di credito partner

Diamond Private Investment, la società leader in Italia per l’investimento in diamanti, continua nel suo percorso di crescita ampliando la rete di istituti di credito che oggi propongono alla propria clientela i diamanti come bene rifugio e diversificazione del portafoglio.

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DPI è oggi presente in oltre diecimila sportelli degli istituti di credito in tutta Italia, tra questi: Banca Intesa Sanpaolo, BPM, Monte dei Paschi di Siena, Gruppo BPER e numerose Banche Popolari, Casse di Risparmio e Banche di Credito Cooperativo su tutto il territorio.

Tutti questi partner propongono a piccoli, medi e grandi risparmiatori (pensionati, artigiani, professionisti, impiegati, imprenditori), i diamanti come investimento fruttifero, con piena sicurezza normativa, fiscale ed etica (tracciabilità e certificazione delle pietre).

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“Riuscire nell’impresa di portare il nostro servizio a tutto il sistema bancario –spiega Maurizio Sacchi, Amministratore Delegato di Diamond Private Investment – è l’obiettivo della nostra politica. Vogliamo suggerire loro di proporre il servizio, quale ‘bene rifugio’ alla clientela, come servizio sicuramente qualificante anche per gli istituti di credito”.

Questa crescita va di pari passo con una forte evoluzione del mercato dei diamanti da investimento avuta in seguito alle turbolenze nei mercati finanziari. Oggi più di ieri, l’orientamento degli investitori è sempre più indirizzato verso i beni rifugio.

“Il diamante è il bene rifugio per antonomasia –spiega Maurizio Sacchi– perché è un bene reale, regolamentato da circolari di Banca d’Italia e Consob. Sul diamante si ha un valore determinato da una quotazione che si basa su caratteristiche certe. Inoltre, da quando esiste un mercato internazionale, il diamante è sempre cresciuto – circa 1,5%-2% oltre l’inflazione annua, cioè attualmente del 4% all’anno- e quindi non perde valore e non conosce speculazione”. È la soluzione ideale per diversificare il proprio patrimonio: si dimostra un asset complementare rispetto ai tradizionali prodotti finanziari di medio-lungo periodo, e alternativo al bene rifugio più comune, l’immobiliare.

“Di fronte alla crisi molte persone decidono di mettere in sicurezza parte dei propri capitali – ha proseguito Sacchi- investendo in beni rifugio. Noi consigliamo un investimento che non superi mai il 5% del patrimonio, perché il bene rifugio deve rimanere tale”.


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