Money.it

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Money.it pubblica una ricerca sul rapporto tra crisi e il rapporto debito/PIL dei paesi UE dal 2008 ad oggi:
“Il debito pubblico non c’entra niente con la crisi, tutti i paesi UE in questi anni si sono indebitati, chi sostenendo la crescita e chi no”.

“Siamo abituati parlare di economia sulla base dei numeri e dei fatti e non in base a delle convinzioni personali. E sulla base del nostro studio, possiamo dire con certezza che l’indebitamento dei paesi non ha nessun rapporto con l’attuale crisi economica” – ha dichiarato Dimitri Stagnitto, founder di Money.it, una delle principali testate web italiane dedicate ad Economia, Finanza e Risparmio.
“Un alto debito pubblico non incide sulla crescita e come dimostriamo numeri alla mano, tutti i paesi UE si sono indebitati in questi anni, anche più dell’Italia. La differenza è tra chi, come ad esempio UK e Irlanda, hanno utilizzato il debito per rispondere alla crisi e sostenere lo sviluppo e coloro che, come l’Italia, nel tentativo di non aumentare il debito hanno finito per vederlo crescere sia in termini relativi che assoluti, distruggendo nel frattempo la propria capacità economica.”
“Legare quindi la gestione della politica economica al contenimento del deficit come sta avvenendo nella maggior parte dei Paesi UE, specie quelli in maggiore difficoltà, è un totale non senso. Al contempo non si può affermare che la soluzione sia semplicemente quella di limitarsi ad aumentare il debito pubblico tout-court: le scelte politiche ed economiche che si legano all’aumento del debito, quindi alla bontà degli investimenti che ciascuno stato decide di finanziare con la spesa a deficit”, si legge nella ricerca di Money.it.
Nello studio si citano, con numeri e grafici, i casi specifici di diversi paesi, da quelli “virtuosi” a quelli maggiormente in difficoltà, da Germania e Francia all’Irlanda, dalla Grecia e Portogallo ad ovviamente l’Italia.
“Money.it intende contribuire con questo studio, in modo pacato ma sempre basato su numeri e ricerche, al dibattito ed all’informazione economica in Italia, che troppo spesso è influenzata da logiche di parte e pregiudizi. Riteniamo invece che i lettori abbiano voglia di concretezza e di letture oggettive, non per niente abbiamo avuto più di 100 milioni di pagine lette nel 2016, rappresentando ormai un punto di riferimento per migliaia di lettori” – ha concluso Stagnitto.

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