Verso i ruggenti Anni 20 o un replay del 2012?

Fidelity International -

“In questo momento siamo ad un bivio. Davanti a noi due traiettorie opposte: possiamo imboccare una strada fatta di crescita degli utili e flussi di cassa superiori alle attese, oppure muoverci ad un ritmo più lento, simile a quello proprio di una condizione di stagflazione” spiega Amit Lodha, gestore del fondo FF Global Focus Fund.

Il fondo, gestito da Lodha da ormai più di 10 anni, ha battuto sia il benchmark di riferimento che i comparti omologhi, vincendo qualche settimana fa l’ultimo Morningstar Award nella categoria fondi azionari globali. Grazie ad un solido andamento anche in piena pandemia, che discende da un mix fatto di investimenti in settori growth, tecnologia e servizi sanitari insieme alla massima attenzione alle valutazioni (con un IRR del 15% su tutti gli investimenti).

Le prospettive davanti a noi, in questo momento, sono dunque variegate spiega il gestore. Ed in grado di modificare radicalmente le scelte settoriali nel prossimo futuro.

Il primo scenario immaginato da Lodha è roseo e trova un riscontro che va indietro nel tempo fino al primo dopoguerra. Con un punto di partenza chiaro: una carenza sul lato dell’offerta dovuto al recupero della fiducia – e il conseguente incremento di spesa – da parte dei consumatori non ancora intercettato dalle imprese. “Se dunque le aziende ritroveranno la fiducia necessaria ad aggiungere capacity e se lo stimolo fiscale promesso travaserà nel tessuto economico globale, ci sono i presupposti per una fase di crescita dei guadagni e di flussi di cassa significativamente superiore alle aspettative attuali” afferma il gestore del fondo FF Global Focus. Dall’altra parte del bivio un replay del periodo 2012-2018, fatto di alto livello di debito, invecchiamento demografico e disgregazione tecnologica.

Evidente l’impatto sulle scelte in portafoglio. Nel primo scenario, spiega Amit Lodha, “meglio i ciclici rispetto ai difensivi – con una preferenza verso finanziari, industriali e materiali – e fiducia sugli emergenti”. Al contrario, qualora il prossimo futuro rispecchiasse il modello più recente (2012-2018) – ipotesi meno probabile – “privilegeremmo in portafoglio titoli quality e growth”.

Tuttavia, una volta ancora, sarà il ruolo della politica monetaria a dettare il ritmo della ripresa. “La direzione del mercato sarà determinata da quale Banca centrale sarà in grado di mantenere i nervi saldi durante i trimestri di riapertura e continuare con l’accomodamento monetario e fiscale” spiega Lodha.

Ma con un’integrazione fondamentale, vale a dire il sostegno di natura fiscale, di cui ormai la politica monetaria non può più fare a meno. Un esempio? “Gli Stati Uniti sfruttarono appieno gli Anni 20 a differenza del Regno Unito proprio per il relativo differenziale nel sostegno fiscale e monetario”.

Il rischio di fondo, in fin dei conti, è da rintracciare nel ritardo sul lato dell’offerta rispetto al ritmo della domanda. Nei fatti: la scarsità dell’offerta porta ad un aumento del prezzo delle materie prime, le Banche centrali continuano ad iniettare liquidità, ma tale liquidità in eccesso rischia di essere risucchiata proprio dall’aumento del prezzo delle commodity. Risultato? “Una nuova contrazione della domanda globale” ammonisce Lodha.

La soluzione dunque per mitigare l’incertezza nella fase post-pandemica passa anche attraverso un ampliamento dell’universo d’investimento. Per individuare opportunità di crescita sostenibile a prezzi interessanti in segmenti di mercato spesso trascurati e meno alla moda” conclude Amit Lodha.