Rischio idrico, come difendersi?

-

Il cambiamento climatico costringe gli investitori a valutare due nuovi tipi di rischio: il rischio di transizione, ovvero il costo della transizione verso operazioni a basse emissioni di carbonio, e il rischio fisico, ovvero l’impatto finanziario derivante dalla maggiore frequenza di eventi quali siccità, inondazioni e condizioni meteorologiche avverse, nonché dall’innalzamento del livello del mare. Lo stress idrico è uno dei rischi fisici più marcati derivanti dal cambiamento climatico di cui devono tenere conto gli investitori. La siccità e la carenza idrica sono eventi idiosincratici con una comprovata capacità di arrestare o ridurre rapidamente la produzione, causare la cancellazione di progetti in fase avanzata e, in ultima analisi, alterare la quota di mercato del settore. Nei settori con un forte consumo idrico, capire in che modo le aziende gestiscono le proprie forniture idriche può essere un fattore chiave per prevedere le prestazioni a lungo termine.

Il settore dei semiconduttori rappresenta un buon caso di studio: è tra i settori a maggior consumo idrico su base relativa e diversi “hub” in cui vengono prodotti i chip sono stati esposti a gravi eventi di siccità a lungo termine in passato. Diverse aziende leader hanno quindi sviluppato nuovi approcci alla gestione idrica, che hanno permesso loro di riciclare fino al 90% delle acque utilizzate e rafforzare la sostenibilità a lungo termine delle operazioni. L’anno scorso, diverse grandi aziende produttrici di semiconduttori hanno annunciato nuovi investimenti per sviluppare capacità negli Stati Uniti, molti dei quali verranno effettuati in un crescente polo produttivo in Arizona. Al contempo, la siccità in Arizona è sempre più critica. Ad agosto 2021, il governo federale degli Stati Uniti ha dichiarato che il fiume Colorado ha registrato per la prima volta nella sua storia una carenza d’acqua, con conseguenti tagli a partire dal 2022. Si prevede che la ripartizione idrica dell’Arizona subirà una flessione del 18%, pari a 63 milioni di metri cubi. Questo importo equivale al consumo idrico totale annuo per la città di Phoenix o al prelievo idrico totale annuo da parte di Intel.

Eppure, nonostante le prevedibili carenze idriche nella regione, Intel, il più grande produttore della regione, sarà probabilmente in grado di accedere alla quantità di acqua di cui ha bisogno. In un incontro con CG, l’azienda ha illustrato i processi che ha attuato per riciclare l’80-90% dell’acqua. L’azienda ora consuma una percentuale esigua di acqua dolce nella regione grazie ai suoi impianti di recupero dell’acqua in loco che permettono di riutilizzare quest’acqua nei processi dell’azienda stessa o nel sistema idrico comunale. Oltre all’impianto di recupero, l’efficienza idrica di Intel è notevolmente migliorata da quando l’azienda ha iniziato a operare presso il sito produttivo in Arizona. Negli anni ’90, il fabbisogno idrico di Intel era pari a due galloni di acqua comunale per ogni gallone di acqua dolce ultrapura utilizzata negli impianti di produzione di wafer (efficienza del 50%). Oggi, Intel è in grado di utilizzare solo 1,1 galloni di acqua comunale per gallone di acqua ultrapura (efficienza del 90%).

Il successo di queste aziende produttrici di semiconduttori può servire da modello per altri settori a maggior consumo idrico. Tuttavia, vi sono settori specifici, quali ad esempio i prodotti alimentari e le bevande, che potrebbero incontrare delle difficoltà. I rischi che il settore deve affrontare sono risultati molto evidenti lo scorso anno in Brasile, dove la siccità estrema ha causato un’impennata dei prezzi dell’elettricità. Il Brasile, che deriva circa il 65% della sua energia dall’idroelettrico, aveva precedentemente diversificato in fonti di elettricità termiche (riducendo l’idroelettrico dal 90% della sua fornitura totale di energia) a seguito degli eventi di siccità estrema registrati nel 2001 e nel 2002 che hanno causato blackout elettrici e carenze di energia. Tuttavia, a fronte della gravità della siccità del 2021, il paese deve far fronte a un altro massiccio aumento dei prezzi delle utenze. Si prevede che l’impatto finanziario più significativo deriverà da costi energetici più elevati per le aziende che utilizzano quantità significative di risorse ed energia, ma non sono autosufficienti nella produzione di elettricità.

Le aziende del settore alimentare e delle bevande devono, invece, affrontare una sfida diversa. Poiché prelevano e consumano grandi quantità d’acqua, rivendendo sostanzialmente l’acqua dolce estratta vicino agli stabilimenti di produzione nei loro prodotti, queste aziende possono dover far fronte a difficili relazioni comunitarie e normative nelle regioni ad alto stress idrico. E se le aziende di altri settori sono riuscite a gestire tagli idrici, arresti, ostacoli normativi e proteste comunitarie ricorrendo a un’alternativa di acqua dolce (generalmente, trattamento e riciclaggio idrico o la desalinizzazione), questa non è solitamente un’opzione per le aziende del settore alimentare e delle bevande.

Poiché il cambiamento climatico continua ad alterare il pianeta, gli investitori devono ricorrere ad approcci aggiuntivi per comprendere i rischi e le opportunità essenziali per i settori e le aziende ad alto consumo di risorse. Gli investitori potrebbero inoltre dover riesaminare l’attrattiva a breve termine di alcuni settori ad alto consumo di risorse per tenere conto del fatto che per garantire ampie riserve di acqua dolce, potrebbe essere necessario limitare la loro crescita futura.

In alcune parti del mondo, l’accesso all’acqua dolce pulita rappresenterà, con ogni probabilità, una preoccupazione crescente nei prossimi decenni. Un recente rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha concluso che il continuo riscaldamento globale comporterà un probabile aumento degli estremi del ciclo idrologico, ovvero periodi di siccità più lunghi e inondazioni più devastanti. In uno scenario di riscaldamento di 1,5 gradi, che equivale approssimativamente all’obiettivo di “neutralità del carbonio entro il 2050” ed è in linea con l’Accordo di Parigi, la probabilità che si verifichino forti precipitazioni e siccità sarà, rispettivamente, 1,5 volte e 2 volte maggiore. Gli scenari più estremi dell’IPCC, prevedono che le forti precipitazioni e la siccità saranno, rispettivamente, 3 e 4 volte più probabili. Tali cambiamenti comporterebbero un probabile deficit di acqua dolce. Secondo le Nazioni Unite, il mondo si troverà ad affrontare un deficit globale di acqua dolce fino al 40% entro il 2030.

I settori con la maggiore esposizione materiale allo stress idrico includono servizi di pubblica utilità, energia, prodotti chimici, alimenti, bevande, hotel, contenitori e packaging, semiconduttori e materiali da costruzione. Le aziende in molti di questi settori possono mitigare, e in alcuni casi eliminare, il rischio di stress idrico selezionando siti di produzione più sicuri, investendo nel riciclaggio e istituendo alternative locali all’acqua dolce.