IN/Arch, Istituto Nazionale di Architettura a Verona. Abitare, Commercio, Accoglienza e Cultura

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I LUOGHI UMANI DELLA CITTA’
ABITARE: IL FUTURO DI IERI E’ OGGI

I quattro pilastri su cui si regge la vita della città, della sua comunità, il suo essere sistema vivente in quanto territorio sono: Abitare, Commercio, Accoglienza e Cultura, un agire tra questi che si interseca e crea il tessuto urbano, tra pubblico e privato. Gli spazi pubblici sono così il nostro futuro, il nodo di una progettazione nuova e consapevole, “umana”, non nostalgica, ma sostenibile, che metta al centro la persona, là dove il futuro di ieri è oggi. Questo è il filo conduttore del talk che si è tenuto in Cortile Mercato Vecchio su iniziativa di IN/Arch Triveneto, sezione dell’IN/Arch, Istituto Nazionale di Architettura fondato da Bruno Zevi, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Verona e con il patrocinio del Comune di Verona.

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“Abbiamo volutamente scelto il cortile – spiega Matteo Faustini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona – per riacquistare l’utilizzo di uno spazio pubblico come bene comune, dove i centri storici si riappropriano della propria identità di città, fatta per i cittadini e per l’abitare. Vogliamo essere di stimolo per promuovere una nuova visione di città partendo dallo spazio pubblico come bene comune”.

Il cortile e il mercato

Il cortile e il mercato, due luoghi urbani, ovvero spazi con relazioni storiche economiche, affettive e altro, costituiscono il carattere degli spazi pubblici delle città italiane, in particolare di quelle con origine medioevale come Verona, come molte del Triveneto.

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Andrea Margaritelli, presidente nazionale di In/Arch sottolinea come “oggi la città è concentrazione di soluzioni e problemi assieme: si sta concentrando il 55% della popolazione nel 3% della superficie mondiale. Era appena il 13% nei primi novecento e ci si aspetta che si giungerà al 70% nel 2050. Questa è l’evoluzione che sta vivendo il concetto di città. Le città, però, non sono tutte uguali, non c’è solo una tendenza alle megalopoli internazionali, come quelle asiatiche: la nostra Italia mostra, e una città come Verona ne è un esempio, che ci possono essere modelli di vivibilità molto diversi.

Oggi al centro dell’attenzione c’è lo spazio pubblico e In/Arch è uno spazio pubblico, voluto da Bruno Zevi nel 1959 per far convergere tutte le persone che hanno a cuore la cultura del progetto finalizzata al benessere delle persone. Oggi parliamo di vita e vivibilità all’interno del costruito, si parla cioè di benessere umano”.

“La città deve essere a misura d’uomo, – è intervenuto Sandro Boscaini, imprenditore e ideatore del Premio Masi – in primis una città viva e al servizio dei propri cittadini e del vivere bene, nel rispetto del turismo. Tutto questo si può fare se c’è un hinterland che è in osmosi con la città, che porta turismo e conoscenza del territorio. Andiamo nella specificità della nostra terra”.

Il talk si è aperto con i saluti istituzionali di Faustini, Margaritelli, Barbara Bissoli, vicesindaca del Comune di Verona, Massimiliano Schiavon Presidente di Federalberghi Veneto e Paolo Arena, Presidente di Confcommercio Verona.

Moderati da Michele Franzina, Vice Presidente IN/Arch Triveneto, hanno partecipato anche Rosario Pavia, Professore di Urbanistica dell’ Università di Pescara, Dario Bertocchi, Geografo e Docente delle Università di Udine e Vienna, Donatella Caprioglio Psicologa dell’Abitare, Francesco Ronzon, Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Verona, Francesco Bechi, Presidente di Federalberghi Firenze, Patrizia Asproni, Presidente di Confcultura e Past President del Museo Marino Marini di Firenze e Eva Degl’Innocenti, Direttrice dei Musei Civici di Bologna.

Lucia Krasovec Lucas Presidente di IN/Arch Triveneto ha chiuso il talk con le considerazioni finali.

IN/Arch nazionale, l’Istituto Nazionale di Architettura, con sede a Roma, promuove e coordina da più di 60 anni gli studi sull’architettura al fine di valorizzarne i principi e favorirne l’applicazione “mediante l’incontro delle forze economiche e culturali del Paese che partecipano al processo edilizio” per sollecitare “l’interesse della collettività, cui è destinata la produzione architettonica”, rendendo attuale l’intuizione del suo fondatore Bruno Zevi.