Le banche centrali dei mercati emergenti sono pronte ad allentare la politica monetaria
In rottura con il tipico modello, diverse banche centrali dei mercati emergenti sono in procinto di tagliare i tassi proprio mentre gli istituti centrali dei principali mercati sviluppati si stanno avvicinando ai picchi. L’America Latina sarà probabilmente in prima linea, a partire dalla banca centrale del Cile, che secondo le nostre previsioni venerdì taglierà il tasso di riferimento di 75 punti base al 10,50%. Il Brasile seguirà probabilmente la settimana prossima con un taglio di 50 punti base al 13,25% e il Perù nel corso del mese con un taglio di 50 punti base al 7,25%. Prevediamo che la Colombia e il Messico si uniranno alle colombe rispettivamente in ottobre e novembre.
Al di là dell’America Latina, le prospettive sono più contrastanti. L’Ungheria ha già ridotto il tasso di deposito a un giorno, invertendo alcuni dei rialzi di emergenza varati lo scorso anno. La Polonia inizierà probabilmente il suo ciclo di allentamento a settembre con un taglio di 25 punti base al 6,50%. Prevediamo che il Sudafrica farà una pausa all’8,25%, prima di passare ai tagli nel corso dell’anno, mentre la Repubblica Ceca resterà probabilmente al 7% per il resto dell’anno. L’Asia emergente è in ritardo rispetto al ciclo degli emergenti a causa di cicli economici leggermente asincroni e di picchi di inflazione meno drammatici.
Le banche centrali degli emergenti assumono la guida
In passato, quando gli Stati Uniti starnutivano, i mercati emergenti prendevano il raffreddore, riferendoci all’impatto significativo che i cicli della Federal Reserve hanno spesso avuto sulle economie emergenti. Di seguito, diverse ragioni differenziano questo ciclo, in cui le banche centrali degli emergenti sono state le prime a passare a un ciclo di allentamento:
La maggior parte delle banche centrali degli emergenti ha anticipato la curva all’inizio di questo ciclo, aumentando i tassi in anticipo e rapidamente prima che le banche centrali dei Paesi sviluppati avviassero la stretta.
L’inflazione in generale ha raggiunto il picco negli emergenti più rapidamente che nei mercati sviluppati, grazie agli effetti base, al calo dei prezzi delle materie prime e al rafforzamento delle valute, che hanno portato a una disinflazione più forte del previsto sia nell’inflazione complessiva che nell’inflazione di fondo. Al di fuori degli emergenti, l’inflazione statunitense e globale potrebbe aver raggiunto il suo picco, ma rimane ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali.
Le condizioni di finanziamento degli emergenti sono nel complesso rigide: la maggior parte dei tassi reali è ben al di sopra della soglia di neutralità, mentre nella maggior parte dei mercati emergenti con grande liquidità il contraccolpo finanziario dell’aumento dei tassi globali è stato limitato.
Un andamento graduale
Detto questo, non ci aspettiamo un ciclo di allentamento aggressivo degli emergenti. Le banche centrali probabilmente taglieranno gradualmente, attente alla performance delle proprie valute e caute nel non interrompere i carry trade che hanno favorito la narrativa dell’atterraggio morbido degli Stati Uniti (sebbene PIMCO ritenga che una recessione negli USA sia più probabile che non). Qualsiasi svolta da falco nella traiettoria della Fed, l’aumento dei fattori di rischio globali o l’emergere dell’eccezionalismo statunitense che influisce sul dollaro potrebbero spingere le banche centrali degli emergenti verso un percorso ancora più cauto di quello prezzato nelle loro curve. A meno che non si verifichino questi fattori, prevediamo che i tagli dei tassi nei mercati emergenti procederanno come da aspettative di mercato, guadagnando slancio verso tassi neutrali man mano che il percorso dei tassi nei mercati sviluppati si farà più chiaro, e passando infine a tagli più calibrati verso la fine del loro ciclo.