La Fed si prende una pausa, ma che ne sarà dei tassi e dell’inflazione?

-
- Advertising -

La domanda più importante per gli investitori non è di quanto saliranno i tassi, ma piuttosto per quanto tempo resteranno così alti. La risposta dipenderà dai dati. L’indicatore più importante, ovviamente, sarà l’inflazione. L’Indice dei prezzi al consumo (IPC) core statunitense, che esclude componenti volatili come prodotti alimentari ed energia, è sceso al 4,3% per l’esercizio chiuso al 31 agosto, dal 4,7% di luglio. Anche i dati del mercato del lavoro hanno iniziato a dare segnali di raffreddamento, con un rallentamento delle offerte di lavoro, della crescita dei salari e delle assunzioni. L’intervallo dell’obiettivo del tasso sui Fed Fund si attesta attualmente al 5,25%-5,50%, il livello più alto degli ultimi 22 anni.

Molti investitori pensavano che l’economia si sarebbe significativamente indebolita a questo punto, ma così non è stato. Tuttavia, la politica monetaria opera con un ritardo. Vi sono segnali indicanti che i consumatori hanno esaurito i risparmi accumulati nel periodo della pandemia e che dipendono maggiormente dalle carte di credito. Storicamente, questo schema indica una riduzione della spesa e i nostri analisti hanno inoltre notato che i consumatori sono alla ricerca di alternative più convenienti. Tuttavia, se le cose dovessero rapidamente degenerare, la Fed si è dotata di una grossa quota liquidità per stimolare l’economia. Se l’economia dovesse peggiorare in modo significativo, potremmo rapidamente tornare a tassi d’interesse neutrali, che ritengo attestarsi intorno al 3,0%-3,5%.Si tratta di una mossa importante, ove necessario, e la Fed potrebbe metterla in atto senza imbarazzo e senza scuse.

- Advertising -

Sotto determinati aspetti, Powell deve continuare ad adottare toni alquanto aggressivi per evitare di annullare il lavoro già fatto dalla Fed con l’inasprimento delle condizioni finanziarie. Se Powell dovesse adottare un approccio accomodante, gli investitori dovrebbero spingere al ribasso il segmento a breve termine della curva dei rendimenti e far impennare i mercati azionari e delle obbligazioni societarie. Ciò potrebbe determinare un rapido allentamento delle condizioni finanziarie, che rischierebbe di rimettere in moto l’inflazione.

Qual è la tendenza a lungo termine per l’inflazione?

Nel breve termine, sembra comunque che l’inflazione debba continuare a scendere dagli attuali livelli elevati. Nel più lungo termine, la tendenza pluridecennale di disinflazione sembra essere giunta al termine con l’evoluzione di diversi fattori strutturali a lungo termine. Le pressioni disinflazionistiche generate da risparmi in eccesso su scala globale negli ultimi 40 anni sono in fase di esaurimento a causa di cambiamenti demografici come la riduzione dell’aspettativa di vita. L’aumento delle aliquote fiscali per le aziende e la normativa sul lavoro di impronta populistica, come l’aumento dei salari minimi, stanno frenando il calo della componente legata al lavoro dell’economia. La globalizzazione ha raggiunto una fase di stabilizzazione politica e fisica. Ciò potrebbe esercitare una pressione al rialzo sui rendimenti.

- Advertising -

La Fed potrebbe sentirsi a proprio agio con un’inflazione che si attesti al di sopra dell’obiettivo del 2%, ma dipenderà dagli altri fattori in azione nell’economia. Se la crescita dovesse vacillare e la disoccupazione iniziasse ad aumentare, la Fed potrebbe consentire che l’inflazione superi il suo obiettivo ufficiale e allentare comunque la politica monetaria a sostegno dell’economia.

Sebbene non abbia escluso ulteriori aumenti dei tassi, la BCE gode di una minore flessibilità rispetto alle altre principali banche centrali. Con la Germania a rischio di recessione, la banca centrale potrebbe trovarsi di fronte a uno scenario in cui l’inflazione rimane elevata e la crescita in fase di stallo.

Che cosa ci si deve aspettare per i tassi d’interesse?

Nel corso del prossimo anno, i rendimenti dei Treasury USA potrebbero cominciare a scendere sulla scia del progressivo rallentamento dell’inflazione, soprattutto nel segmento a breve della curva dei rendimenti. I tassi a breve termine potrebbero muoversi al ribasso prima ancora dei tagli effettivi da parte della Fed. Qualora i tassi a medio-lungo termine continuassero a sfiorare i livelli correnti a fronte della riduzione dei tassi a breve, con il rendimento dei Treasury di riferimento a 10 anni e a 30 anni in oscillazione tra il 3-4%, la curva dei rendimenti invertita dovrebbe cedere il passo a una curva inclinata.

Nel complesso, questo contesto può essere positivo per il reddito fisso. In termini storici, il reddito fisso ha ottenuto buoni risultati alla fine dei cicli di rialzo e quando la Fed si concede delle pause. I rendimenti obbligazionari di norma si sono mantenuti stabili durante queste transizioni e gli investitori hanno goduto dei benefici dei tassi d’interesse più elevati. Inoltre, se l’economia dovesse precipitare in una recessione e la Fed fosse costretta a operare dei tagli, è a quel punto che i portafogli dovrebbero effettivamente beneficiare del reddito fisso grazie all’apprezzamento del capitale derivante dal calo dei tassi d’interesse.

Sul fronte del mercato azionario, ulteriori indicazioni riguardo alla politica monetaria potrebbero contribuire a dare impulso al sentiment degli investitori. I guadagni azionari da inizio anno sono stati in gran parte riconducibili all’espansione dei multipli. I mercati hanno mostrato una buona tenuta nonostante l’aumento dei tassi: i mercati del lavoro sono rimasti solidi e la domanda dei consumatori si è mostrata resiliente e nella maggior parte dei casi le società americane hanno generato utili. Tuttavia, i guadagni di mercato sono stati determinati da un gruppo ristretto di titoli. L’ampiezza del mercato potrebbe migliorare poiché il prossimo anno la politica della Fed sarà più chiara agli investitori.