5 aspetti dell’attuale recessione degli Stati Uniti

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In generale, le recessioni sono difficili da prevedere, ma stavolta non è così. La pandemia di COVID-19, che sta colpendo il mondo intero, ha portato l’economia degli Stati Uniti in recessione, con un crollo del PIL del 4,8% nel primo trimestre. Anche se il calo è stato notevole, ritengo che assisteremo a una contrazione ancora più netta nel secondo trimestre, considerato il fatto che ancora molte attività del Paese rimarranno chiuse. In questo contesto, che vede gli Stati Uniti soffrire una netta riduzione dei consumi e della produzione industriale, è necessario tenere a mente cinque aspetti.

1) Si tratta di una situazione che abbiamo già vissuto in un certo senso

Il più forte calo del PIL trimestrale dopo il 1950 è stato quello del 10% registrato nel primo trimestre del 1958.

Questa sensibile flessione della crescita è avvenuta durante la recessione del 1957-1958, frutto di una confluenza di fattori, tra cui una pandemia influenzale. Sebbene l’assetto attuale dell’economia sia molto diverso, gli Stati Uniti non sono nuovi a turbolenze economiche connesse a una pandemia. L’economia statunitense ha registrato una netta ripresa verso la fine degli anni Cinquanta, con una crescita superiore al 5%.

Poiché alcune aree degli Stati Uniti intendono allentare le restrizioni, credo che una ripresa delle attività potrebbe iniziare già all’inizio di giugno in alcuni settori e, più diffusamente, nel corso del terzo trimestre.

2) Le recessioni tendono a essere brevi e sono in genere seguite da fasi di forte espansione

La buona notizia è che generalmente le recessioni non durano molto. Anche se questa volta la situazione potrebbe essere diversa, dalla nostra analisi di 10 cicli a partire dal 1950 emerge che le recessioni sono durate da otto a 18 mesi, con una durata media di circa 11 mesi. A chi viene colpito direttamente da licenziamenti o fallimenti d’impresa può sembrare un’eternità. Ma gli investitori con un orizzonte temporale di lungo termine devono concentrarsi sul quadro d’insieme. L’espansione media ha determinato una crescita della produzione economica del 25%, mentre la recessione media ha ridotto il PIL di meno del 2%.

3) Tutto dipende dal consumatore

Il consumatore statunitense rappresenta circa due terzi dell’economia. Data l’impennata delle domande di sussidi di disoccupazione, anche se in molti casi potrebbe trattarsi di misure temporanee, e in considerazione del fatto che i consumatori sono chiusi in casa, non sorprende che l’economia si stia indebolendo. Il pacchetto di incentivi da 2 mila miliardi di dollari stanziato contribuirà a sostenere un certo livello di consumi, ma è probabile che l’incertezza occupazionale spingerà molti consumatori ad adottare un atteggiamento sobrio.

4) I prezzi bassi del petrolio possono rappresentare un fattore favorevole per l’economia

Il crollo dei prezzi del greggio ha messo sotto pressione il settore energetico. I contratti di fornitura di petrolio con scadenza a maggio hanno dato risultati negativi in aprile, poiché i produttori si sono affrettati a trovare magazzini dove poter stoccare il greggio invenduto, anche a causa della netta riduzione del consumo di carburante a seguito delle restrizioni alla mobilità. Se, da un lato, l’impatto negativo del ribasso dei prezzi del petrolio sarà probabilmente avvertito dai produttori degli Stati Uniti, dall’altro, i prezzi energetici più bassi possono dare slancio ai consumi e al settore del trasporto pesante.

5) Il tempismo potrebbe non bastare

Aspettare che il quadro sia del tutto chiaro potrebbe far perdere guadagni agli investitori. Dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, nelle recessioni con una corrispondente correzione dei mercati azionari, l’indice S&P 500 ha toccato i livelli minimi, in genere, tre mesi prima della fine di ogni periodo recessivo. Si tratta di una magra consolazione per gli investitori colpiti dalla volatilità dei mercati, ma, anche quando l’economia si indebolisce, emergono opportunità di investimento in grandi aziende a un prezzo scontato.

Sebbene l’adagio secondo cui il mercato azionario non è l’economia, la volatilità dei mercati tende a riflettersi, dopo un certo tempo, sui dati economici. Quindi, anche se i mercati finanziari dovessero iniziare a riprendersi, potrebbe essere necessario del tempo prima che l’economia recuperi il terreno perduto. Concentrarsi sugli investimenti a lungo termine può aiutare gli investitori a gestire la volatilità a breve termine.