Oro, outlook Q2 2024: il rischio di recessione aumenta mentre le banche centrali continuano a frenare
L’inflazione statunitense è in calo
L’inflazione statunitense è apparentemente in forte calo. Tuttavia, dati obsoleti sugli alloggi nel calcolo dell’Indice dei prezzi al consumo (CPI) mascherano la realtà. Un parametro alternativo dell’inflazione, calcolato da WisdomTree (che sostituisce i parametri immobiliari in tempo reale con l’inflazione degli alloggi), indica l’1,4% invece del 4,1% dell’inflazione complessiva ufficiale del Bureau of Labor Statistics (BLS), mentre l’inflazione core calcolata con parametri in tempo reale si attesta al 2,1%, che corrisponde quasi esattamente all’inflazione obiettivo della Federal Reserve (Fed). I rapporti ufficiali del BLS utilizzano un parametro dell’inflazione degli alloggi che ha raggiunto l’8% negli ultimi 12 mesi. Invece, il nostro parametro alternativo indica un aumento dei prezzi degli alloggi pari allo 0,5%. Cambiare una sola variabile altererebbe significativamente la narrativa della Fed sull’inflazione e dimostrerebbe che i suoi rialzi dovrebbero essere giunti al capolinea.
Tuttavia, i grafici a punti della Fed indicano che i membri del Federal Open Market Committee (FOMC) prevedono che assisteremo a diversi ulteriori rialzi. In questo modo, però, si rischia di esagerare, aumentando le possibilità di una recessione.
Altre banche centrali dei paesi sviluppati sembrano essere ben lontane dall’aver concluso i rispettivi cicli di rialzo. La Banca centrale europea (BCE) mantiene un atteggiamento austero e ha preannunciato ai mercati ulteriori rialzi; infatti, la presidente Lagarde ha dichiarato di aver compiuto “progressi significativi” ma di “non poter ancora cantare vittoria”[1]. La Banca d’Inghilterra (BoE) è intervenuta scioccando il mercato con rialzi di 50 punti base, dato che l’inflazione continua a salire. Sebbene non crediamo che i parametri dell’inflazione in Europa possano condividere le stesse distorsioni dei prezzi degli alloggi degli Stati Uniti, sappiamo che i ritardi della politica monetaria sono lunghi e variabili. Il rapido ritmo dei rialzi dei tassi potrebbe avere un impatto maggiore una volta tenuto conto del ritardo.
Il rischio di una recessione aumenta
Con l’aumento del rischio di recessione, gli investitori potrebbero considerare l’oro un asset difensivo. Una misura del rischio di recessione, basata sulle inversioni della curva dei rendimenti[2], indica una probabilità del 70% che l’economia statunitense sia in recessione a metà del 2024. Il modello della Federal Reserve Bank di New York si è dimostrato piuttosto efficace nell’individuare le recessioni passate, per cui è difficile ignorare un tale campanello d’allarme.
L’oro: un rifugio in tempi di stress economico?
L’oro tende a registrare buone performance nei periodi di stress economico. Quando i Composite Leading Indicator diventano fortemente negativi, l’oro registra una performance positiva mentre le azioni tendono a essere negative. Inoltre, l’oro supera i titoli di Stato, considerati come asset difensivi concorrenti.
Uno sguardo all’oro
Se esaminiamo il modello quantitativo di WisdomTree dedicato all’oro[3] per comprendere cosa ha determinato i prezzi del metallo negli ultimi tempi, possiamo notare che l’inflazione sta diminuendo, fornendo così un sostegno inferiore ai suoi prezzi rispetto all’anno scorso. La ripresa del sentiment degli investitori verso l’oro (misurata dal posizionamento speculativo) si è ampiamente stabilizzata. L’estensione del tetto del debito e il superamento della minicrisi bancaria senza alcun impatto sistemico di rilievo (per ora) hanno attenuato la relativa domanda da parte degli investitori. Tuttavia, il deprezzamento del dollaro (rispetto a un anno fa) sostiene il metallo.
Prospettive per l’oro utilizzando il modello di previsione di WisdomTree
Sulla base del modello quantitativo di WisdomTree, possiamo produrre previsioni sull’oro compatibili con diversi scenari macroeconomici.
Consenso
Il nostro scenario di consenso tiene conto della media dei pareri del Bloomberg Survey of Professional Economists sull’inflazione, sul dollaro USA e sulle previsioni relative ai rendimenti dei titoli di Stato, ipotizzando che l’inflazione continui a calare (pur restando al di sopra dell’obiettivo delle banche centrali), che il dollaro statunitense si deprezzi ulteriormente e che i rendimenti obbligazionari scendano ancora.
In assenza di una previsione di consenso sul sentiment nei confronti dell’oro, riduciamo il numero di posizioni speculative a un livello conservativo di 100.000, vicino alla media di lungo termine, rispetto all’elevato livello registrato alla fine di giugno 2023, pari a oltre 180.000. Quest’anno, se si concretizzerà una recessione o una perturbazione finanziaria, il rischio è chiaramente al rialzo. L’oro è un bene molto ricercato nei periodi di tensione economica e finanziaria; quindi, una recessione potrebbe far salire ulteriormente il sentiment nei confronti del metallo.
Nello scenario di consenso, l’oro raggiunge i 2.225 USD/oncia entro il secondo trimestre del 2024, superando i record nominali precedentemente registrati (2.061 USD/oncia il 7 agosto 2020) entro il quarto trimestre del 2023 a 2139 USD/oncia. Tuttavia, in termini reali, non raggiunge il massimo storico, registrato a gennaio del 1980. Anzi, resterebbe al di sotto di tale livello del 34%. Inoltre, in termini reali, rimane del 10% al di sotto del picco del 2020.
Scenario toro
In questo scenario, la Federal Reserve presta attenzione ai segnali di allarme relativi a una recessione e rivede la propria politica monetaria riducendo i tassi più rapidamente. Se la Fed inizia l’espansione monetaria entro l’autunno del 2023, i rendimenti obbligazionari scenderanno e, supponendo che agisca prima della Banca centrale europea e delle altre principali banche centrali, potremmo assistere a un più rapido deprezzamento del dollaro statunitense. Ipotizziamo che l’inflazione sia più forte rispetto allo scenario di consenso a causa dell’allentamento delle misure monetarie da parte della Fed. Supponendo che i timori di una recessione a cui la Fed sta rispondendo siano reali, ci aspettiamo che il posizionamento nei future sull’oro rimanga elevato.
In questo scenario, l’oro potrebbe raggiungere i 2490 USD/oncia, ovvero il 22% in più rispetto al massimo nominale di tutti i tempi (raggiunto ad agosto 2020) e all’incirca lo stesso livello di quello raggiunto in termini reali. Tuttavia, sarebbe del 28% inferiore al massimo reale di tutti i tempi raggiunto nel 1980.
Scenario orso
Nello scenario orso, l’inflazione CPI scende all’1,8%, ovvero al di sotto dell’obiettivo della Fed. In sostanza, la Fed commette un errore nella propria politica, con un inasprimento eccessivo. I rendimenti obbligazionari aumentano e il dollaro statunitense si rivaluta mentre una Fed troppo zelante supera le altre banche centrali. Sebbene riconosciamo che un simile scenario aumenti il rischio di recessione e che, di conseguenza, potrebbe essere positivo per l’oro, attirando più investitori verso il metallo come copertura, per creare uno scenario negativo, abbiamo ridotto il numero di posizioni speculative nei future sull’oro a 50.000.
In questo scenario, l’oro potrebbe raggiungere i 1710 USD/oncia, riportando i prezzi ai livelli registrati nel novembre del 2022.